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ROBERT MAPPLETHORPE: LE VERITÀ SVELATE
Antonella Sassanelli

“La macchina fotografica può rivelare i segreti che l’occhio nudo o la mente non colgono “ dice Isabel Allende. Questa frase si addice bene alla ricerca della bellezza canonica, realizzata da Robert Mapplethorpe, uno dei più importanti fotografi del Novecento, che riuscì a realizzare opere al tempo stesso classiche e contemporanee. La scoperta di altre e inattese verità, e la possibilità di nuovi obiettivi, vivendo al di sopra e al di là del conformismo e con il sentire della propria coscienza. Speranza, fiducia ed un’istintiva certezza nelle occasioni e nel prossimo.


Mapplethorpe aveva cominciato come pittore, faceva collages con immagini prese da riviste  porno gay, in seguito cominciò lui stesso a realizzare delle polaroid e capì che quella era la sua strada, tele e pennelli vennero abbandonati. La sua competenza e l’abilità tecnica si fecero sempre più raffinate con la conseguenza di sconcertare e affascinare il pubblico e conquistare la critica che lo considerò un fotografo "professionista". Usò situazioni e gente di strada che vennero così consacrati alla categoria d'oggetti d'arte. È la sfrontatezza di Mapplethorpe che parla attraverso di loro: soggetti senza filtri, sfacciati, che rivolgono lo sguardo dritti in macchina e che esigono considerazione. L’osservatore resta senza difese e ne è soggiogato.


Con i primi autoscatti del 1973 si confessa e apre il dialogo sull’omosessualità. Con i nudi degli afroamericani - scultorei, perfetti e pensanti - afferma nuove icone e freschi idoli. Ma le persone al centro di questo mondo non sono in armonia e in equilibrio con ciò che li circonda ed è proprio tale disagio, questo aver bisogno di qualche seduta freudiana, che li rende assai più naturali, indifesi e disarmati. Un po’ più delicati e meno assurdi.


C’è chi ha paragonato il suo punto di vista del mondo, assolutamente sessuale, a quella carica sensuale, vigorosa e brutale, che si ritrova nei quadri del Caravaggio, e chi nelle sue immagini in bianco e nero con esibizioni sado-maso ritrova aspetti del neo-classicismo del Canova, con l’immortale forza di seduzione e rigetto tra Eros e Thanatos, tra pulsione di vita e pulsione di morte, tra corpo e intelletto. Certo è  che Robert Mapplethorpe esprime la classicità che lo avvicina alla grande arte rinascimentale michelangiolesca, attraverso le differenze e le trasgressioni che compongono i suoi scatti e che risultano purificate, quasi immacolate, chiamando ad una visione di grande genuinità e limpidezza.


Il senso della ricerca è la perfezione della figura, l’unica che può rivelare la Bellezza. La mostra al Forma di Milano è un esempio di come, nonostante si cambino le  tecniche, si possano riconoscere i capolavori del passato e quelli del presente, ed il ruolo della fotografia in tutto questo è fondamentale in quanto possiede un linguaggio diretto che tutti riescono a capire.


In mostra con una grande personale a Milano, in uno spazio polifunzionale all'interno di uno storico deposito di tram, la Fondazione Forma in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation, presenta una serie di scatti, dalle prime polaroid degli anni Settanta ai ritratti dedicati al corpo maschile, passando per l'omaggio alla musa Patti Smith.


Forma - Piazza Tito Lucrezio Caro 1, Milano

dal 2 dicembre al 9 Aprile 2012

Sarà possibile visitarla tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 20. Il Giovedì e il Venerdì l’orario è prolungato fino alle ore 22. Lunedì è giorno di chiusura.


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